ucronia "Se.. Maria I avesse avuto un figlio", il mio capolavoro, la mia follia

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view post Posted on 2/8/2010, 09:59
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Londra, inverno 1561

Il 24 dicembre, data scelta soprattutto per non dover preparare un pranzo il giorno seguente, mio fratello Henry Bird sposò Joan Thierry. Io ed Hanna la vedemmo per la prima volta in chiesa.
La nostra prima impressione fu quella di una ragazza ordinaria, di quelle che si vedono una volta e si dimenticano l’attimo dopo. Osservandola meglio mi resi conto che covava una grande determinazione e un ancor più grande forza interiore. Sarebbe stato divertente osservare chi dei due avrebbe comandato in casa.
Al banchetto indossava un abito rosso che armonizzava stupendamente con i suoi capelli biondo cenere. Era molto simpatica ed espansiva e chiacchierò con me, Hanna e William. Ma non osava guardare Henry, era come in suggestione.
Verso le dieci Hanna disse che doveva tornare in convento e io dissi a mia madre che ero attesa a corte, così ce ne andammo.
Tornata a Westminster vidi Juliàn. Era Natale, sarebbe stato il mio regalo.
<<don Juliàn, cosa ci fa qui? Non è alla festa?>> <<non sono stato invitato, Jenny>>. Si ricordava il mio nome, dovetti stare attenta a non svenire.
<<invito? Non c’è bisogno dell’invito, la festa della servitù è aperta a tutti. E possiamo portare qualcuno>> dissi sorridendo. <<affare fatto, senorita, verrò>> concluse lui. Il mio primo appuntamento.
Lo condussi nelle stanze della servitù dove da almeno mezz’ora, come appresi poi, la servitù si divertiva senza ritegno a festeggiare. L’anziano buffone del Re, Will Somers, seduto su una sedia a causa dell’età anziana divertiva una parte dell’uditorio con le sue facezie. Da un altro lato le vecchie glorie, inclusa Madge, canticchiavano alcune vecchie canzoni, mangiando dei dolci e della carne. Un altro gruppo più numeroso, vidi tra loro Bessie, ballava in maniera disordinata al suono di alcuni strumenti improvvisati. <<ehi Jenny -mi disse, mentre ballava con il giovane musico, mezzo italiano George Cappello- porta il tuo spagnolo qui con noi e mostrateci un ballo!>> era chiaramente sbronza, come accadeva ogni Natale, prima una birra, poi due, infine … Bessie ubriaca. <<va bene, venite Jenny, che vi insegno un ballo>> Disse Juliàn, portandomi al centro della pista.
Ballammo una “sarabanda”, come la chiamò lui, una danza molto licenziosa come la Volta, ma più bella a mio parere. Dopo un po’, avendo assimilato i passi anche gli altri, o meglio chi non era così sbronzo da cadere, venne a ballare con noi. Mi sentivo felice, al settimo cielo, mentre volteggiavo insieme a Juliàn.
 
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view post Posted on 2/8/2010, 12:45
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Grazie Maria per la tua storia. Ora che ho finalmente finito la storia (ahimè vera) di Maria la sanguinaria, posso iniziare la tua ucronia! :)
 
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marie.
view post Posted on 3/8/2010, 00:36




CITAZIONE
L’anziano buffone del Re, Will Somers

sempre un piacere risentirne parlare ^^
 
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view post Posted on 7/8/2010, 14:22
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QUOTE (*§Yue§* @ 2/8/2010, 13:45)
Grazie Maria per la tua storia. Ora che ho finalmente finito la storia (ahimè vera) di Maria la sanguinaria, posso iniziare la tua ucronia! :)

grazie Yue, la posto anche nel forum di Toinette, per idee e correzioni sempre presente... anche perche non ho mai trovato il tempo per rivederla tutta.. :maryfelice: :maryfelice: :maryfelice:
 
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view post Posted on 20/8/2010, 18:29
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nuovo cap:
Dover, inverno 1562

Il due gennaio tutta la corte era a Dover, dove sarebbe sbarcata la cognata della regina Elisabetta, Maria Stuart.
Maria Stuart era stata Regina di Francia per un anno, poi suo marito, il Re Francesco II di Valois, fratello della regina Elisabetta, era morto e lei era rimasta vedova. Ora, dopo i quaranta giorni prescritti per il lutto, una visita ai parenti francesi, I Guisa, la regina vedova si preparava a tornare nella sua terra natia, la Scozia.
Lì era nata e lì sua madre, l’energica Maria di Guisa aveva svolto funzioni di reggente.
Era mezzodì e noi aspettavamo lì.
Il re si interessava più ai giocattoli che alla politica per il momento e giocava sulla spiaggia con i figli della più alta nobiltà, la principessa Mary, correva sulla spiaggia come la bimba di una contadina qualunque e non come la figlia di una delle più grandi regine inglesi.
Don Carlos, il marchese di Posa e i Grandi di Spagna si divertivano con un gioco spagnolo, una certa corrida. In disparte la regina Elisabetta leggeva, sapeva leggere, un libro, mentre il re padre osservava con un cipiglio severo il mare.
Poi la vedemmo, una nave con le vele bianche.
Secondo i marinai la nave sarebbe arrivata solo il giorno seguente, ma non per questo non bisognava preparare un’accoglienza adeguata.
Mentre noi correvamo in tutte le direzioni mi sentì prendere per le spalle. Era Juliàn.
<<che ne pensate?>> mi chiese. <<non lo so, don Juliàn, ma mi sembra eccessivo prepararsi ora. Voi l’avete vista?>> <<si, quando la nostra regina si sposò, è una donna molto bella, è alta>> mi disse, con una strizzata d’occhio.
La sera provammo un masque che avremmo eseguito il giorno dopo, per l’arrivo della regina e per la partenza del re padre e della regina. Bessie mi chiese perché nessuno avesse parlato di don Carlos, che aborriva. Aspettava solo che se ne andasse, che se ne torni in Spagna, diceva, ogni volta che qualcuno la ascoltava.
La sera, mentre la famiglia Reale mangiava della carne noi tutti eravamo sulla spiaggia, ad osservare il mare; per molti di noi era la prima volta. <<e’molto bello, vero?>> mi chiese Juliàn, come se sapesse leggere i miei pensieri. <<e’ la prima volta che lo vedo>> risposi, sapevamo entrambi di cosa parlavamo: il mare. <<io l’ho visto per la prima volta a dieci anni, quando la corte si fermò tre settimane a Barcellona>>. <<ditemi, don Carlos rimane qui in Inghilterra?>> <<certamente, lui e la sua corte>> <<anche il marchese di Posa?>> <<si mia cara, perché?>> <<perché quei due mi sembrano strani>>. << Sapete?>> <<di più, li ho visti, ma devo andare ora, ci vediamo domani don Juliàn>>. <<a domani senorita>>, mi disse lui, si comportava sempre da cavaliere. E se lui sapeva di don Carlos e del marchese di Posa allora non era un segreto, come avevo pensato in quei giorni, ma tutta la corte spagnola sembrava sapere che al principe delle Asturie piacevano più gli uomini delle donne, e non se ne preoccupava ma allora perché quel giorno mi aveva fatto chiamare?
 
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view post Posted on 25/8/2010, 20:11
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Heheheh Ilaria, Ilaria! Che scena "yaoi" XD quella tra Carlos e Rodrigo di Posa! Mi è venuto istantaneamente da sorridere sotto i baffi :)

Una cosa davvero carina è come basti poco per cambiare tutta la visione di un mondo. Solitamente gli aggettivi perfida e cattiva spettano a Maria Tudor, a causa della propaganda anti-cattolica della sorella, mentre qui è proprio Elisabetta a beccarsi i peggiori insulti!

Ho individuato una piccola incongruenza: nella parte del funerale di Maria scrivi correttamente che Filippo II aveva i capelli biondi, mentre nella scena in cui la famiglia reale spagnola arriva in Inghilterra hai scritto che era moro. ;)

Sono curioso di vedere come si sviluppa!
(La descrizione di Julian mi piace XD alto, moro, capello lungo :wub:)
 
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view post Posted on 25/8/2010, 21:28
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la svista c'è stata perchè è mia intenzione controllare quando avrò finito... leggi " fra 1 anno"
nuovo cap:

***
Il giorno seguente, con tutta la corte vestita a festa ed in attesa di lei, la Regina di Scozia Maria Stuart sbarcò. Era una donna molto bella, altissima, ed indossava il lutto bianco delle regine, perché aveva perso suo marito, il Re Francesco II di Francia.
La regina Elisabetta si fece avanti per salutarla, si conoscevano da quando erano bambine e le presentò tutta la famiglia reale. Si soffermò in particolare su don Carlos, quel giorno più magro e ripugnante del solito, perché la Regina Madre, Caterina de’Medici, avrebbe desiderato che la nuora sposasse il figlio del genero. La bella Maria lo degnò appena di uno sguardo, poi passò oltre a salutare i Douglas, suoi parenti, discendenti dal secondo matrimonio di sua nonna.
Fu molto gentile con tutti noi, una vera Regina.
Elisabetta le chiese informazioni sulla sua famiglia, che non vedeva da tre anni, soprattutto sulla madre e sul fratello Carlo, ora divenuto Re con il nome di Carlo IX.
La sera eseguimmo un masque in onore della Regina; il tema era due sorelle, ovvero la Scozia e l’Inghilterra che alla fine danzavano insieme, a significare un’alleanza fra i due Paesi, intenzionati ad estirpare l’eresia; osservati da Francia e Spagna, che si comportavano come due madri anziane felici di vedere le loro figliole che ballano insieme.

Londra, inverno 1562

La mattina dopo partirono il re padre, la regina e buona parte della corte, diretta verso la Spagna. Con mia enorme felicità Juliàn rimase, con gran disperazione di Bessie anche don Carlos rimase in Inghilterra. La regina Maria ci accompagnò fino a Londra, da lì proseguì per la Scozia, scortata da una buona guardia armata, in caso ci fossero stati dei tumulti. Anche se io avevo dei dubbi, chi mai avrebbe desiderato farle del male, era così buona e dolce.
Il palazzo scelto era Westminster, dove arrivammo nel pomeriggio del giorno seguente.

***
 
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view post Posted on 30/8/2010, 11:23
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2 parte:
***
Ci abituammo in fretta, tutti tranne Bessie, che odiava don Carlos più che mai ed era letteralmente fuori di se dalla rabbia. Infatti ogni sera lei lo doveva servire, e libero dall’opprimente controllo del re padre don Carlos impazzava, nel vero senso della parola.
Negli ultimi giorni si era reso insopportabile a tutti i Lords, per il suo modo incredibilmente brutale di comportarsi. Sembrava che si credesse il padrone delle nostre anime, oltre che dei nostri corpi, che ordinava sempre di punire.
Due giorni dopo una terribile sfuriata, eravamo nella seconda settimana del mese, venni convocata da don Carlos. Tremante, pensando a dove e in che modo potessi averlo offeso mi diressi verso la sua porta. Bussai. Il marchese di Posa venne ad aprirmi. Don Carlos era vestito di arancione e si trovava su una poltrona vicino al fuoco.
<<sarò breve- mi disse in un inglese stentato- voi sarete la mia amante>>. <<io, Monsignore?>> <<si, voi. Apparirete al mio fianco, avrete dei gioielli, e siccome voi siete un’inferiore e io dirò di amarvi non ci sarà il matrimonio con la reina de Scozia>>. <<monsignore, ne pensate una più del diavolo>> intervenne Posa. <<tiene ragione, Rodrigo. Tu sai che le persone che amo non sono libere di potermi amare a loro volta>>. <<lo so benissimo, Monsignore, anche se …>> <<stanotte, bussa tre volte, ti attenderò, ora va ed istruiscila sul suo ruolo>>. Detto questo, mi fece segno di andarmene, ed io prontamente esegui.
Amante, voleva che fossi la sua amante, ma perché sembrava che non gli importasse, perché aveva detto al marchese di Posa di istruirmi? E su che cosa dovevo essere istruita?
La sera stessa ero a tavola con il resto della servitù, a cena. Ero finalmente riuscita a mettermi a sedere vicino Juliàn e stavamo avendo una splendida conversazione, quando il marchese di Posa mi afferrò per un braccio e mi trascinò al tavolo, dove sedeva don Carlos, circondato dai grandi di Spagna.
<<perché Sua Eccellenza mi porta a questo tavolo? Non capisco>>. <<vi porto al vostro tavolo, stupida servetta>>. <<il mio tavolo?>> chiesi, esterrefatta. <<si, il vostro tavolo, il tavolo del vostro amante>>. E detto ciò mi depose senza tanti complimenti vicino don Carlos e ai suoi cortigiani. Don Carlos iniziò a ridire e disse qualcosa in spagnolo che doveva essere molto divertente, perché tutti iniziarono a ridere.
Feci per alzarmi, la loro cena era quasi finita, quando don Carlos mi agguantò e mi baciò sulla bocca, suscitando gli applausi di tutta la sua corte. Fu orribile, il mio primo bacio fu orribile, era una sensazione rivoltante quella che il bacio mi stava dando. Mi divincolai spaventata, mentre avvertivo la pressione delle sue labbra su di me svanire. Mi ritrassi spaventata, suscitando un coro di risa, mentre i Grandi applaudivano l’Infante. Mi girai e feci per andarmene, quando lui mi diede una manata sul sedere, in modo che tutti potessero vederci.
Corsi più velocemente che potevo nella mia stanza, mi gettai sul letto e piansi per la vergogna, finché non mi addormentai esausta, avendo davanti gli occhi il volto ributtante di don Carlos e quelli ridenti, derisori ed umilianti dei Grandi di Spagna.
***
 
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view post Posted on 8/9/2010, 20:44
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grazie Ilaria ^^
 
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view post Posted on 8/9/2010, 20:47
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grazie a voi che lo leggete
2 parte:
***

Il giorno dopo, mentre stavo pulendo l’abito azzurro della principessa Mary, Bessie mi corse incontro velocemente: <<devi assolutamente venire in camera nostra, Jenny, corri; è importante>>, mi disse, con il fiato in gola.
Corsi, lasciando l’incarico a Mary Kane, e mi slanciai verso la mia camera.
Giunta trovai in bella mostra sul letto una bellissima collana, con un biglietto. <<deve avertela mandata il tuo spagnolo, c’è anche un biglietto, deve sapere che sai leggere>> mi disse Bessie. Juliàn, Juliàn mi aveva comprato quella collana, mi sembrava troppo bello per essere vero. Presi il biglietto e lo aprì. Fu come avevo immaginato: non era stato Julian ma don Carlos.
Il biglietto era semplice, diceva soltanto: “Per il vostro bacio, ve la voglio vedere questa sera. Finita la cena R. vi condurrà da me.” Non c’era la firma, ma sapevo chi era il mittente. Sentì le lacrime sul mio viso e non feci nulla per nasconderle, era umiliante, semplicemente umiliante fare da schermo per loro due, proteggerli controvoglia.
Bessie mi osservò: <<davvero il biglietto doveva essere bello, guardati, ti ha commosso>>. Assenti, ma sapevo bene che non piangevo per la commozione, ma per l’umiliazione. Mi diressi verso il fuoco e bruciai il biglietto. <<perché l’hai fatto? Era il tuo primo biglietto d’amore!>> <<no Bessie, era il mio primo biglietto d’umiliazione>>; ed ignorando la sua faccia perplessa uscì dalla stanza, fermamente decisa a lavorare più che potevo, e a tentare di dimenticare quella collana e ciò che sarebbe accaduto quella sera.
La sera, indossata la collana, mi diressi verso la stanza dove si svolgeva il banchetto serale. Sapevo una cosa: dovevo parlare il prima possibile con Juliàn, per chiarire tutto.
Lo vidi che entrava e gli corsi accanto; <<don Juliàn, don Juliàn>> lo chiamai. <<ah, siete voi, senorita. Cosa potete volere da me, ora che siete l’amante del principe delle Asturie?>> <<ma io non sono la sua amante, non lo sono affatto, sono la sua protezione>> sperai che avesse capito tutto. <<protezione? Spiegatevi meglio cara>>. <<sar vuole che appaia vicino a lui, nient’altro, che gli sia vicino, che accetti i suoi regali e che subisca i suoi baci, null’altro. Oggi mi ha convocata nelle sue stanze, ma dubito che accadrà qualcosa>> spiegai, la situazione mi sembrava sempre più strana. <<capisco, don Carlos vi vuole come donna-schermo, bene, ora sto meglio, ma voi?>> mi chiese, sorprendendomi, gli importava di me. <<io? Non lo so, penso che farò come vuole, lui è l’erede al trono di Spagna, mentre io sono una semplice serva>>. <<ma cos’è meglio: un’amante coperta d’oro ma infelice o una semplice serva felice come eravate voi appena tre giorni fa?>> <<la risposta è evidente>> risposi, tristissima. <<e allora domani mattina raggiungetemi, ho lezione con Sua Maestà alle nove, dopo staremo insieme>>, sentì il mio cuore riempirsi di felicità, un appuntamento! Per siglare il nostro accordo mi diede un bacio sulla bocca, delizioso e lieve come quello dell’infante era stato orribile ed eccessivo.
Entrai con il cuore in subbuglio. Vidi don Carlos, il marchese di Posa e gli altri Grandi. Il marchese mi fece segno di avvicinarmi. Ubbidii, attirandomi gli sguardi increduli di tutta la corte, perché tutti, dal più misero servo a Sua Maestà il Re d’Inghilterra Filippo I d’Asburgo-Tudor si girarono a guardarmi.
Vergognandomi come non mai raggiunsi il tavolo dell’Infante e mi sedetti. Fu una cena relativamente calma, non venni importunata, i Grandi dovevano essersi abituati alla mia presenza. Solo una o due volte don Carlos mi baciò e mi tocco il seno, più per apparire agli altri come un seduttore che per un sentimento che provava, penso che gli fossi totalmente indifferente.
Finito mi alzai, gettai uno sguardo verso Juliàn, sapevo che mi aveva osservato per tutta la sera, ma in quel momento non mi guardava.
Il marchese di Posa mi prese nuovamente per il braccio e mi trascinò fino alle stanze di don Carlos.
Lì aprì la porta, mi chiese se sapevo leggere, ebbe la mia risposta affermativa, mi ficcò un libro tra le mani, si spogliò, tirò le cortine del letto e si mise nel letto.
Sorpresa iniziai a leggere. Era “Le Metamorfosi” di Ovidio, un libro di cui non avevo mai sentito parlare. Curiosa inizia a leggere, per fortuna era scritto in inglese.
Ero circa ad un quarto della lettura quando entrò don Carlos. Si guardò attorno, mi vide, mi fece segno di sedermi, mi chiese dove fosse il marchese, io indicai il letto; felice della mia risposta mi ignorò e corse fino al letto, aprì e richiuse velocemente le cortine non prima che avessi visto lui e il marchese scambiarsi un bacio appassionato.
Nonostante le precauzioni prese dal marchese non potei fare a meno di sentirli, sarebbe stato difficile il contrario. Gemevano ed ansimavano talmente tanto forte che in più di un’occasione credetti che fossero sul punto di rompere il letto. Non accadde, ma avvertii diversi cigolii premonitori.
Verso le undici, almeno secondo l’orologio che si trovava sul tavolo, don Carlos uscì. Mi vide, andò allo scrittoio, prese 100 scellini, me li diede e tornò dal marchese, che lo aspettava, esausto eppure pronto a ricominciare, come costatai sbirciando verso il letto.
Tornai nella mia stanza, dove trovai Bessie, pronta ad interrogarmi. <<allora, com’è l’Infante a letto?>> mi chiese, diretta come al solito. Il marchese di Posa mi aveva detto, mentre mi trascinava verso le stanza di don Carlos, che avrei dovuto far credere a tutti che avevo passato la notte con l’Infante, così mi limitai a rispondere: <<bessie, sono stanchissima, ne parliamo domani, va bene?>> mentre mi gettavo sul letto, <<va bene, ma sono curiosa, chissà se quel pazzo è bravo a letto?>> si chiese, mettendosi a sua volta nel letto.
Il giorno seguente aspettavo Juliàn vicino l’uscita, con il cuore in tumulto. Lo vidi uscire, indossava solo una marsina nera, ma non per questo non era meno affascinante.
Mi vide, mi sorrise, mi venne incontro e mi baciò lievemente sulla bocca .
<<buongiorno senorita, vogliamo andare ?>> mi chiese, dandomi il braccio, galantemente. Sorrisi ed acconsentì. Ci avviammo. Il sole illuminava tiepidamente Londra di bianco, perché alcuni giorni fa era caduta la neve. Camminammo verso il Tamigi, che era quasi ghiacciato.
<<allora mia cara, come è stata la vostra notte? Vi devo considerare una donna, o ancora una fanciulla?>> <<sono ancora fanciulla>>. <<e le voci che ho sentito, i cigolii che metà servitù giura di aver udito? L’infante che stamattina era stanchissimo?>> <<le voci sono false e quei … rumori non li ho causati io>> ribattei, rossa per l’imbarazzo. <<e allora chi è stato?>> <<mi sembra evidente, no? Chi ha lasciato la stanza subito prima di me, chi mi ha trascinata fuori ieri sera?>> <<e’ stato il marchese di Posa, quindi voi volete dirmi che...>> <<si, certamente. E lo posso tranquillamente affermare e confermare perché li ho sentiti, ero nella stanza accanto, a leggere “Le Metamorfosi” di Ovidio>>. << E vi è piaciuto come libro?>> <<finora si, ma ne ho letto solo un quarto, poi la mia concentrazione è venuta meno, sapete … se il letto avesse ceduto ci sarebbe stato bisogno di una persona fidata che chiedesse aiuto, e chi meglio di me?>> finì questa domanda con un’aria a metà fra la malizia e la perplessità, che sedusse Juliàn.
Mi guardò con aria ammirata, o almeno così parve a me.
<<vi hanno detto perché?>> <<perché non vuole sposare la regina di Scozia, dice che così, mostrandomi il suo amore non ci sarà il matrimonio, che lui non è libero di amare liberamente coloro che ama, ma non capisco questa frase>>. <<si dice che sia innamorato della Regina Elisabetta, in Spagna passano molto tempo assieme>>.
Avvertimmo le campane, era ora di pranzo.
<<devo andare, mi aspetteranno sicuramente per il pranzo>>, dissi, iniziando a correre. Mi raggiunse e mi baciò delicatamente sulla bocca.
***

e oggi sono passati 1 anno e 1 giorno!!!! :happy: :happy: :happy:
 
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view post Posted on 15/9/2010, 12:04
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3 parte:

Accadde proprio quello che pensavo. Ovvero ogni sera per altri sei giorni andai nelle stanze dell’Infante, accompagnata dal marchese di Posa. Ogni sera leggevo Le Metamorfosi. Almeno finché non giungeva don Carlos. Allora mi alzavo, bevevo un boccale di birra e fingevo di leggere. Sentivo sempre i rumori provocati dai loro assalti amorosi, ed ogni volta temevo che il letto si sarebbe rotto. Non accadde, ma i cigolii divennero sempre più numerosi.
Oltre alla collana, per la mia compiacenza ricevetti un anello ed un bracciale, più della seta, che donai a mio fratello Henry, che diveniva sempre più cupo, la vita matrimoniale non era fatta per lui. Il regalo mandò in estasi Joan, che decise di farsi confezionare un nuovo abito, e siccome voleva ringraziarmi decise che ne avrebbe fatto confezionare uno anche per me.
La settima sera, forse resisi conto del pericolo che avrebbero potuto correre se il letto avesse ceduto, don Carlos ed il marchese di Posa lasciarono l’alcova per godere uno dell’altro su un grande tappeto persiano, arrivato due giorni prima, su cui il giorno precedente avevo terminato finalmente la lettura delle Metamorfosi.
Non potei fare a meno di osservarli. Era strano e contro natura, ma chissà perché non fui scandalizzata, anzi provai per loro una tenerezza infinita, quelle ore in cui vivevano il loro amore erano sicuramente importanti per entrambi, pensai, osservando il marchese mentre faceva vagare la sua lingua sul corpo dell’Infante, sempre più in basso, mentre aggrappato al letto don Carlos gemeva ed ansimava come una comune sgualdrina di Smithfield, quasi urlando al marchese di non fermarsi, ancora, ancora, sussurrava, ne voglio ancora. E il marchese obbediente continuava.
Sicura che nessuno avesse qualcosa in contrario, uscì, non si sarebbero accorti della mia assenza.
Tornai nella mia stanza, mi resi conto che Bessie dormiva, mi cambiai e mi misi anch’io a letto.
Questo accadeva la sera, la mattina invece passeggiavo a lungo vicino il Tamigi con Juliàn. Ogni ora che passavamo insieme era un tesoro prezioso per me.
Otto giorni, 2000 scellini, una collana , tre anelli e un filo di perle in più dopo la prima volta, mentre camminavo con Juliàn verso la Torre mi sentì chiamare. Ci voltammo entrambi, era il marchese di Posa, che su un cavallo nero correva verso di noi. <<deve venire subito, è urgente>> mi apostrofò, senza nemmeno salutarmi. <<cosa succede, Eccellenza?>> disse Juliàn, seccato quanto me per quell’intrusione. <<mi scusi, don Juliàn, ma la sua accompagnatrice è urgentemente desiderata da SAR il principe delle Asturie. Salti su, la porto io>>.
Guardai Juliàn, mi fece segno di si con la testa, lo salutai e salì sul cavallo, dietro il marchese, che corse a spron battuto verso Hampton Court.
<<cosa succede?>> <<e’ ufficiale, la Regina aspetta un figlio>> <<e cosa c’entro io?>> <<mentre io consolerò don Carlos voi resterete nelle stanze di SAR, capite ora?>> Annui, era così facile, sarei sembrata io la consolatrice. E tutti avrebbero creduto ad un legame fra me e l’Infante.
Quando arrivammo vidi Sua Maestà il Re che giocava con i rampolli della grande nobiltà. Erano tutti così alteri, mentre giocavano a tennis, e perdevano tutti con eleganza, un Re deve vincere sempre.
Sua sorella invece giocava con una bambola a pochi passi dal Re, circondata dalle dame della sua casa.
Mentre correvamo, lui correva, io lo seguivo, mi spiegò cos’era successo, non solo la Regina, che don Carlos amava teneramente era incinta, ma la Regina di Scozia aveva fatto sapere che era interessata al matrimonio. Aprì la porta.
Don Carlos era in uno stato pietoso, i suoi occhi erano umidi dal pianto, si rotolava sul pavimento e singhiozzava. << Altezza!>> urlò il marchese, correndo verso di lui. Gli prese il volto tra le mani e lo baciò, quasi con forza. Don Carlos lo guardò, come se non lo vedesse, e continuò a piangere, farneticando poche parole in spagnolo che non capivo.
***

 
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Ahahahah, grazie Diana! :D Noto che le scene "yaoi" aumentano vertiginosamente e che ti diverti proprio a scriverle. E' una cosa abbastanza diffusa tra le giovincelle della tua età, anche se ancora mi chiedo cosa ci troviate di così interessante nella sessualità di noi maschietti. :P
Comunque il racconto procede in maniera originale, brava!
 
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view post Posted on 15/9/2010, 12:11
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è una domanda che mi faccio anhc'io... e non ho ancora trovato risposta...
nuovo cap:
Londra, primavera 1562

Arrivò marzo e niente sembrava apparentemente cambiato a corte. Ogni sera passavo nelle stanze di don Carlos, alla ricerca di nuovi libri mentre i due colombi si dedicavano all’amore. La mattina era tutta per Juliàn, cui adesso permettevo di baciarmi sempre con più ardore e di toccarmi il corpo. Il pomeriggio sbrigavo le mie faccende, mentre intrattenevo la servitù sulle presunte capacità amatorie dell’Infante, deliziandole e scandalizzandole.
L’ultimo giorni di marzo andai a cena a casa mia, per avvisare mia madre che sarei partita con la corte per il Nord, dove si sarebbe svolto un incontro ufficiale tra l’Infante e la Regina di Scozia, accompagnata dal conte di Mornay e dal conte di Bothwell, James Hepbun.
Ebbi la piacevole di scoprire che Joan era incinta di due mesi, naturalmente mia madre era l’immagine della felicità, ora non restava che nascesse, che fosse un maschio, e tutte le sue preoccupazioni riguardanti Henry sarebbero finite. Le restava William, ma lui aveva solo nove anni, c’era tutto il tempo di preoccuparsi. Joan fu sorpresa di vedermi con i vestiti che indossavo, infatti indossavo abiti molto eleganti, e me ne chiese la spiegazione. Mi giustificai dicendo che avevo messo dei soldi da parte e che questi erano i soli vestiti eleganti che avevo. William mi raccontò le ultime novità e mi chiese perché non sarei rimasta a casa per la primavera, come facevo di solito. Gli mentì dicendo che mi avrebbero pagata di più, dirgli la verità non mi piaceva. Verso le dieci mi congedai e tornai a palazzo, il giorno seguente sarebbe stata una lunga giornata.

***

La Corte si svegliò e si preparò verso le otto, noi della servitù eravamo già in piedi dalle sei.
Avevamo preparato tutto, tutto era pronto e impacchettato.
Apriva la sterminata carovana il re, che quel giorno indossava un abito bianco e celeste. Montava un cavallo e non un pony, cosa che terrorizzò talmente tanto il Reggente ovvero il cardinale Pole, se il Re moriva lui non sarebbe stato più reggente, che si mise di fianco al Re, mettendo dall’altro lato un soldato, entrambi pronti a riprendere Sua Maestà se fosse accidentalmente caduta.
Dietro di loro veniva la principessa Mary, su un piccolo pony baio, se era stanca c’era una lettiga sempre pronta per lei. Lei invece indossava un vestito rosa e nella lettiga aveva sistemato le sue bambole.
Dietro di lei veniva don Carlos, in arancione, attorniato dai Grandi di Spagna, tra cui quel giorno brillava il marchese di Posa, elegante come non mai, su un cavallo pezzato.
Dietro veniva l’allegra e confusionaria nobiltà inglese, che su cavalli e lettighe si divertiva molto di più degli spagnoli, che avevano un aria seria. E infine, sui carri con l’occorrente viaggiavamo noi, la servitù.
La vecchia Madge ci raccontava dell’ultimo viaggio a Nord della corte, che risaliva a ben vent’anni prima, quando il Re Enrico VIII, nonno del Re, si era recato al confine con la Scozia per incontrare il nipote Giacomo V di Scozia, accompagnato dalla quinta moglie, la sventata sgualdrina Caterina Howard.
Ogni tanto ci cantava delle vecchie ballate, più per lei che per noi, perché io guardavo avanti, cercando di scorgere Juliàn, e Bessie perché lei guardava il paesaggio. Ogni ora Juliàn veniva ad informarsi sul viaggio, suscitando l’ammirazione della vecchia Madge: <<davvero un bel uomo, mia cara. Don Juliàn, sposatela, e non perdete tempo a corteggiarla, sposatela subito!>> Scoppiammo a ridere, anche se l’idea non mi parve così sbagliata.
La prima tappa fu a Northampton, dove arrivammo al vespro. Subito dopo essermi sistemata negli alloggi della servitù dovetti correre nella stanza di don Carlos, dove lui e Posa si intrattenevano baciando e leccando il corpo dell’altro. Rimasi fino alla cena, che questa volta consumai vicino Juliàn e Bessie, troppo occupata a flirtare con un amico di Juliàn, Fernando, per accorgesi di me, di Juliàn, o della mia mano nella sua. Parlammo tutta la sera, mentre la notte dovetti tornare nella stanza dell’Infante, lui e Posa erano stati colti da un attacco di desiderio, e quando aprì la porta vidi la lingua del marchese percorrere in lungo e in largo il corpo dell’Infante.
Questa volta invece di leggere guardai fuori dalla finestra. Non dovetti attendere molto, dopo un’ora apparve Juliàn, mi sorrise e mi chiese di affacciarmi. Obbedì.
<<come va?>> <<ascoltate>> risposi, tacendo. Mi zittì e poté udire don Carlos gemere ed ansimare mentre il marchese di Posa lo baciava appassionatamente sul collo.
<<e’ così tutte le sere?>> <<si, ogni sera, per questo ho paura che prima o poi romperanno il letto>> dissi, mentre il marchese si abbandonava ad acrobazie erotiche che avrebbero fatto apparire la più brava sgualdrina di Londra niente più che un’educanda appena uscita dal convento.

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view post Posted on 21/9/2010, 15:28
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2 parte:
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Il giorno dopo ripartimmo, ma fu solo dopo una settimana che raggiungemmo il confine con la Scozia, dove ci sarebbe stato l’incontro con la Regina Maria. In quei giorni l’umore di don Carlos peggiorò sempre di più, tanto che l’ultimo giorno neppure il marchese di Posa riuscì a calmarlo, era letteralmente terrorizzato all’idea di sposarsi. E di lasciare il suo amante. Io passavo tutte le sere con loro, mentre le crisi di furore dell’Infante aumentavano ed erano infiniti oggetti a pagarne le conseguenze. Il resto del giorno lo passavo con Juliàn, sempre mano nella mano. Bessie mi chiedeva se l’Infante si sarebbe arrabbiato, ma le confermai che no, non si sarebbe arrabbiato, se tutto fosse rimasto segreto. Dubitavo che a don Carlos importasse chi frequentavo, penso che gli fossi indifferente, e mi andava bene così. Non volevo le sue attenzioni, volevo solo quelle di Juliàn.
Il giorno prima dell’arrivo degli scozzesi ci fu un ballo, cui nessuno poté sottrarsi. Tanto meno noi.
Mentre ballavamo tutti, la servitù si divertiva un mondo, osservai don Carlos che ballava con Catherine Grey. Si muoveva quasi controvoglia, come se fosse forzato, e il suo volto sembrava lanciasse fiammate di puro odio. Catherine Grey appariva invece il ritratto della felicità.
L’unico membro della famiglia reale seduto era Margaret Clifford, cugina delle due sorelle Grey e quindi cugina del Re. Era seduta perché aveva da poco partorito e i dottori le aveva sconsigliato di ballare.
Verso le dieci il piccolo Re si disse stanco e fu accompagnato a letto. Noi lo imitammo, domani sarebbe stata una giornata molto importante.

***

Mary Stuart arrivò per le dieci, ma noi avevamo già preparato tutto per le otto. All’iniziò il Reggente voleva che ci fosse anche un torneo, e tutti i giovani nobili erano stati concordi. Poi però l’ambasciatore francese, come ci avesse raggiunti era un mistero, ci ricordò che la Regina di Scozia, già Regina vedova di Francia, aveva un pessimo ricordo dei tornei, perché in uno di questi suo suocero, Enrico II di Valois, era morto, trafitto all’occhio da una lancia.
Così si dovette annullare, con grande astio dei nobili inglesi.
Quando arrivò tutti i membri della famiglia reale erano seduti, ma non appena la videro si alzarono e lei smontò da cavallo, aiutata dal conte di Mornay, suo fratellastro. Era bellissima ora che aveva smesso il lutto per suo marito, il Re di Francia.
Ad un cenno del Reggente il piccolo Re si alzò, la si avvicinò e la salutò come: <<la mia cara cugina SM la Regina di Scozia Maria Stuart>>. La Regina sorrise e lo saluto a sua volta: <<mio caro cugino, Re Filippo I d’Asburgo-Tudor, Re d’Inghilterra, di Francia e Irlanda>>.
<<allora cugina, siete stanca o volete iniziare subito?>> <<non sono stanca, gradiremo iniziare subito>>. <<benissimo, ci siamo presi la libertà di annullare un torneo, se volete assistervi non dovete fare altro che chiederlo, e noi obbediremo>>. Sua Maestà, nonostante i sei anni, quasi sette, parlava usando il plurale maiestatis, vidi il Reggente annuire soddisfatto.
<<niente tornei per me, tremo ancora al ricordo di come mio suocero Enrico II morì>> confessò candidamente la Regina.
<<vostra Maestà, se volete entrare>> disse il conte di Mornay, suo fratellastro, aprendo la tenda dove si sarebbero svolti i negoziati. <<certo, Giacomo, arriviamo. Hepbun, mio caro amico, venite, entriamo>> disse la Regina con grazia, rivolgendosi al conte di Bothwell, che scattò, camminando tre passi dietro di lei.
Tutta la famiglia reale entrò con lei, e potemmo vedere don Carlos che le sedeva di fronte, accigliato come non mai e particolarmente ripugnante quel giorno.
<<jenny>> mi girai, Juliàn mi chiamava. Lo raggiunsi, ero certa che nessuno si sarebbe occupato di me.
<<si amore?>> gli dissi, tre giorni prima gli avevo confessato che l’amavo. <<e’ difficile dirtelo, ma devo farlo, ti amo troppo per vivere senza di te. Scriverò a mio padre, non se ne preoccuperà troppo, sono il terzo di cinque figli. Jenny … mi vuoi sposare?>>
Spalancai gli occhi, la notizia era troppo bella, quasi non riuscivo a crederci. Mi sembrava di volare per la felicità. Juliàn mi aveva appena chiesto di sposarlo! Mi sembrava di vivere un sogno. Cercai di parlare, mi dovetti schiarire la voce, ma alla fine risposi: <<si>>, una semplice parole che lo rese felicissimo e che, ne ero sicura, avrebbe cambiato la mia vita.
Poi ebbi un dubbio: don Carlos. Anche se non era vero, solo quattro persone di tutta la corte sapevano la verità, io ero per tutti l’amante del principe delle Asturie. E se don Carlos, furioso perché Juliàn aveva sposato la sua copertura, avesse compiuto qualcosa di irreparabile?
<<ora ci sposeremo con l’antico rito, quando ci saranno tempi migliori ripeteremo la cerimonia>>. Un matrimonio segreto, era un’ottima idea, mi dissipò tutti i dubbi.
<<avremo di due testimoni, due amici fidati>> gli ricordai, occorreva preservare il segreto.
<<cher ne pensi del mio amico Fernando e della tua amica Bessie?>> <<vanno bene, ma Bessie vorrà di certo dei soldi, bastano 8 scellini, per farla stare zitta.>> <<li avrà, chiamo Fernando, tu la tua amica>>. Mi baciò sulla bocca e si allontano.
Un’ora dopo eravamo di nuovo lì, tutti e quattro. Fernando e Bessie erano curiosi, mortalmente curiosi di sapere cosa sarebbe successo.
<<ti chiamerò moglie>> disse lui, dandomi un suo anello. <<ti chiamerò marito>>, replicai io, dandogli uno dei miei. Era fatto, eravamo marito e moglie, nemmeno Dio avrebbe potuto sciogliere il nostro matrimonio.
<<come farai?>> mi chiese Bessie, preoccupata per me. <<m’inventerò qualcosa- le risposi- ti confesso una cosa: sono ancora una fanciulla>> <<e’ impossibile, tutta la corte sa che sei l’amante del principe delle Asturie, quel pazzo, come può non averti ancora toccata?>> <<semplice, Bess. Gli sono sommamente indifferente. Non ama me, ma …>>. <<chi ama? Dimmelo subito, Jenny!>> <<l’hai voluto tu. Chi è sempre con me e l’Infante?>> <<il marchese di Posa, ma …>>. <<esatto, so che è sbagliato, ma mi pagano, e molto,per essere la loro copertura>>. <<qui le cose finiranno male, dai retta a me>>.
 
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view post Posted on 4/10/2010, 15:06
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Confine scozzese, 1562

I negoziati andarono bene, anche troppo bene. Il Reggente acconsentì alla richiesta della Regina Maria di inviare dei battaglioni in Scozia per estirpare l’eresia, rappresentata dal violento predicatore John Knox. Per ottenere i soldati il conte di Mornay e il conte di Bothwell, accesi calvinisti, si dovettero convertire; ebbero come madrina la Regina e come padrino il nostro giovane Re.
Peggio ancora per don Carlos, il cui matrimonio, o al massimo fidanzamento, si avvicinava a grandi passi. Qualche giorno dopo l’arrivo della Regina Maria era arrivata una lettera del re-padre, in cui vi era l’ordine perentorio per don Carlos di sposarsi con la Regina e di andare in Scozia con lei. Al solo pensiero di passare il resto della sua vita in un Paese descritto come freddo ed inospitale svenne e ci vollero tutte le arti del marchese di Posa per farlo rivenire. La lettera includeva anche dei consigli per il Re e la principessa Mary, con la speranza che li avessero seguiti. Scriveva anche la regina ai figliastri. Confermando che era incinta e che il bambino sarebbe nato verso l’estate. E qui l’Infante svenne per un’ora e solo una notte con marchese, il letto aveva scricchiolato troppe volte e il marchese il giorno dopo era esausto, lo rimisero in sesto.
Dopo sei giorni fu stesa una bozza del contrato di fidanzamento, tra le lacrime di don Carlos che odiava anche il solo pensiero di sposarsi.
La Regina era sempre gentile con tutti, aveva sempre una buona parola per tutti noi, un angelo. Era sempre seguita dal conte di Mornay, suo fratellastro, e dal conte di Hepbun, che la scortavano come due guardie armate.
La notizia del fidanzamento rese felice il re-padre, ma non la nobiltà scozzese, a causa della conversione dei due e di un futuro re cattolico. Dopo una settimana dalla firma metà nobiltà scozzese aveva raggiunto la Regina.
I nobili scozzesi erano così strani: bevevano come matti, indossavano abiti strani e parlavano spesso di e con sconcezze. Ma rimisero in sesto l’animo di don Carlos, con grande scorno del marchese di Posa, che gli tenne il broncio per tre giorni.
Io non me ne preoccupavo, troppo occupata con i miei incarichi di servetta e da Juliàn, eravamo inseparabili. Come amavo mio marito.
Ogni giorno mi svegliavo e sussurravo piano: <<ho un segreto>>. Già un segreto che poteva rivelarsi pericolo per tutti e due se fosse stato svelato.
Ero felice, mentre osservo tutto quello che accadeva senza pensare a nient’altro.
Tre giorni dopo l’arrivo della nobiltà la Regina Maria decise di tornare in Scozia e il re di tornare a Londra. Era venuto il momento di affrontare mia madre.
 
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