grazie a voi che lo leggete
2 parte:
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Il giorno dopo, mentre stavo pulendo l’abito azzurro della principessa Mary, Bessie mi corse incontro velocemente: <<devi assolutamente venire in camera nostra, Jenny, corri; è importante>>, mi disse, con il fiato in gola.
Corsi, lasciando l’incarico a Mary Kane, e mi slanciai verso la mia camera.
Giunta trovai in bella mostra sul letto una bellissima collana, con un biglietto. <<deve avertela mandata il tuo spagnolo, c’è anche un biglietto, deve sapere che sai leggere>> mi disse Bessie. Juliàn, Juliàn mi aveva comprato quella collana, mi sembrava troppo bello per essere vero. Presi il biglietto e lo aprì. Fu come avevo immaginato: non era stato Julian ma don Carlos.
Il biglietto era semplice, diceva soltanto: “Per il vostro bacio, ve la voglio vedere questa sera. Finita la cena R. vi condurrà da me.” Non c’era la firma, ma sapevo chi era il mittente. Sentì le lacrime sul mio viso e non feci nulla per nasconderle, era umiliante, semplicemente umiliante fare da schermo per loro due, proteggerli controvoglia.
Bessie mi osservò: <<davvero il biglietto doveva essere bello, guardati, ti ha commosso>>. Assenti, ma sapevo bene che non piangevo per la commozione, ma per l’umiliazione. Mi diressi verso il fuoco e bruciai il biglietto. <<perché l’hai fatto? Era il tuo primo biglietto d’amore!>> <<no Bessie, era il mio primo biglietto d’umiliazione>>; ed ignorando la sua faccia perplessa uscì dalla stanza, fermamente decisa a lavorare più che potevo, e a tentare di dimenticare quella collana e ciò che sarebbe accaduto quella sera.
La sera, indossata la collana, mi diressi verso la stanza dove si svolgeva il banchetto serale. Sapevo una cosa: dovevo parlare il prima possibile con Juliàn, per chiarire tutto.
Lo vidi che entrava e gli corsi accanto; <<don Juliàn, don Juliàn>> lo chiamai. <<ah, siete voi, senorita. Cosa potete volere da me, ora che siete l’amante del principe delle Asturie?>> <<ma io non sono la sua amante, non lo sono affatto, sono la sua protezione>> sperai che avesse capito tutto. <<protezione? Spiegatevi meglio cara>>. <<sar vuole che appaia vicino a lui, nient’altro, che gli sia vicino, che accetti i suoi regali e che subisca i suoi baci, null’altro. Oggi mi ha convocata nelle sue stanze, ma dubito che accadrà qualcosa>> spiegai, la situazione mi sembrava sempre più strana. <<capisco, don Carlos vi vuole come donna-schermo, bene, ora sto meglio, ma voi?>> mi chiese, sorprendendomi, gli importava di me. <<io? Non lo so, penso che farò come vuole, lui è l’erede al trono di Spagna, mentre io sono una semplice serva>>. <<ma cos’è meglio: un’amante coperta d’oro ma infelice o una semplice serva felice come eravate voi appena tre giorni fa?>> <<la risposta è evidente>> risposi, tristissima. <<e allora domani mattina raggiungetemi, ho lezione con Sua Maestà alle nove, dopo staremo insieme>>, sentì il mio cuore riempirsi di felicità, un appuntamento! Per siglare il nostro accordo mi diede un bacio sulla bocca, delizioso e lieve come quello dell’infante era stato orribile ed eccessivo.
Entrai con il cuore in subbuglio. Vidi don Carlos, il marchese di Posa e gli altri Grandi. Il marchese mi fece segno di avvicinarmi. Ubbidii, attirandomi gli sguardi increduli di tutta la corte, perché tutti, dal più misero servo a Sua Maestà il Re d’Inghilterra Filippo I d’Asburgo-Tudor si girarono a guardarmi.
Vergognandomi come non mai raggiunsi il tavolo dell’Infante e mi sedetti. Fu una cena relativamente calma, non venni importunata, i Grandi dovevano essersi abituati alla mia presenza. Solo una o due volte don Carlos mi baciò e mi tocco il seno, più per apparire agli altri come un seduttore che per un sentimento che provava, penso che gli fossi totalmente indifferente.
Finito mi alzai, gettai uno sguardo verso Juliàn, sapevo che mi aveva osservato per tutta la sera, ma in quel momento non mi guardava.
Il marchese di Posa mi prese nuovamente per il braccio e mi trascinò fino alle stanze di don Carlos.
Lì aprì la porta, mi chiese se sapevo leggere, ebbe la mia risposta affermativa, mi ficcò un libro tra le mani, si spogliò, tirò le cortine del letto e si mise nel letto.
Sorpresa iniziai a leggere. Era “Le Metamorfosi” di Ovidio, un libro di cui non avevo mai sentito parlare. Curiosa inizia a leggere, per fortuna era scritto in inglese.
Ero circa ad un quarto della lettura quando entrò don Carlos. Si guardò attorno, mi vide, mi fece segno di sedermi, mi chiese dove fosse il marchese, io indicai il letto; felice della mia risposta mi ignorò e corse fino al letto, aprì e richiuse velocemente le cortine non prima che avessi visto lui e il marchese scambiarsi un bacio appassionato.
Nonostante le precauzioni prese dal marchese non potei fare a meno di sentirli, sarebbe stato difficile il contrario. Gemevano ed ansimavano talmente tanto forte che in più di un’occasione credetti che fossero sul punto di rompere il letto. Non accadde, ma avvertii diversi cigolii premonitori.
Verso le undici, almeno secondo l’orologio che si trovava sul tavolo, don Carlos uscì. Mi vide, andò allo scrittoio, prese 100 scellini, me li diede e tornò dal marchese, che lo aspettava, esausto eppure pronto a ricominciare, come costatai sbirciando verso il letto.
Tornai nella mia stanza, dove trovai Bessie, pronta ad interrogarmi. <<allora, com’è l’Infante a letto?>> mi chiese, diretta come al solito. Il marchese di Posa mi aveva detto, mentre mi trascinava verso le stanza di don Carlos, che avrei dovuto far credere a tutti che avevo passato la notte con l’Infante, così mi limitai a rispondere: <<bessie, sono stanchissima, ne parliamo domani, va bene?>> mentre mi gettavo sul letto, <<va bene, ma sono curiosa, chissà se quel pazzo è bravo a letto?>> si chiese, mettendosi a sua volta nel letto.
Il giorno seguente aspettavo Juliàn vicino l’uscita, con il cuore in tumulto. Lo vidi uscire, indossava solo una marsina nera, ma non per questo non era meno affascinante.
Mi vide, mi sorrise, mi venne incontro e mi baciò lievemente sulla bocca .
<<buongiorno senorita, vogliamo andare ?>> mi chiese, dandomi il braccio, galantemente. Sorrisi ed acconsentì. Ci avviammo. Il sole illuminava tiepidamente Londra di bianco, perché alcuni giorni fa era caduta la neve. Camminammo verso il Tamigi, che era quasi ghiacciato.
<<allora mia cara, come è stata la vostra notte? Vi devo considerare una donna, o ancora una fanciulla?>> <<sono ancora fanciulla>>. <<e le voci che ho sentito, i cigolii che metà servitù giura di aver udito? L’infante che stamattina era stanchissimo?>> <<le voci sono false e quei … rumori non li ho causati io>> ribattei, rossa per l’imbarazzo. <<e allora chi è stato?>> <<mi sembra evidente, no? Chi ha lasciato la stanza subito prima di me, chi mi ha trascinata fuori ieri sera?>> <<e’ stato il marchese di Posa, quindi voi volete dirmi che...>> <<si, certamente. E lo posso tranquillamente affermare e confermare perché li ho sentiti, ero nella stanza accanto, a leggere “Le Metamorfosi” di Ovidio>>. << E vi è piaciuto come libro?>> <<finora si, ma ne ho letto solo un quarto, poi la mia concentrazione è venuta meno, sapete … se il letto avesse ceduto ci sarebbe stato bisogno di una persona fidata che chiedesse aiuto, e chi meglio di me?>> finì questa domanda con un’aria a metà fra la malizia e la perplessità, che sedusse Juliàn.
Mi guardò con aria ammirata, o almeno così parve a me.
<<vi hanno detto perché?>> <<perché non vuole sposare la regina di Scozia, dice che così, mostrandomi il suo amore non ci sarà il matrimonio, che lui non è libero di amare liberamente coloro che ama, ma non capisco questa frase>>. <<si dice che sia innamorato della Regina Elisabetta, in Spagna passano molto tempo assieme>>.
Avvertimmo le campane, era ora di pranzo.
<<devo andare, mi aspetteranno sicuramente per il pranzo>>, dissi, iniziando a correre. Mi raggiunse e mi baciò delicatamente sulla bocca.
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e oggi sono passati 1 anno e 1 giorno!!!!