ucronia "Se.. Maria I avesse avuto un figlio", il mio capolavoro, la mia follia

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view post Posted on 25/4/2010, 18:05
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A ottobre ho iniziato, un po' per gioco lo ammetto, a scrivere un'ucronia.
Cos'è un'ucronia?
Secondo Wikipedia le ucronie sono:

CITAZIONE
L'ucronìa (anche detta storia alternativa, allostoria o fantastoria) è un genere di narrativa fantastica basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale,

basandomi su questo ho iniziato a scrivere "Se... Maria I avesse avuto un figlio". la Maria che prendo in esame è Maria Tudor, e mi baso sull'ipotesi che le sue 2 gravidanze (o presunte tali) siano state portate felicemente a termine.
La storia, all'inizio doveva essere di 50 pagine, ora è di 103 e sono a metà, si divide finora in 4 grandi parti, + 1 prologo.

SPOILER (click to view)
Prologo: La storia inizia seguendo le vicende di Mary de la Fuenta, scopriamo che l'Inghilterra è cattolica, che il protestantesimo è quasi scomfitto, e che Maria e suo figlio Filippo I d'ASburgo-Tudor ( ho inventato 1 dinastia :lol:) verrano presto beatificati.
1 parte, comincia con la nascita del pupo, fa un salto al 1558, con la morte di Maria di parto, poi ancora 1 altro al 1561, e qui inizia la storia vera e propria.
La protagonista induscussa di questa e della 2 parte è Jenny Bird, una cameriera. Vive a corte, o meglio vi torna dopo un soggiorno da sua zia. Giusto in tempo per assistere all'arrivo di Filippo II, il re-padre, insieme a Elisabetta di Valois e don Carlos.
Tra l'altro, dopo pochi tentannamenti la famiglia reale fa giustiziare Robert Dudley, che qui non è duca. E dopo un po' anche Elisabetta ( e qui ho fatto uno sbaglio madornale).
Nel frattempo Jenny6 s'innamora di Juliàn de la Fuenta, insegnate del piccolo re Filippo I e di sua sorella Mary, duchessa di York.
La 1 parte termina con l'arrivo di Maria Stuart e la partenza di Filippo e di Elisabetta per la Spagna.
Ultima cosa, jenny scopre che don carlos e il amrchese di posa sono amanti ( lo so, è 1 omaggio a Verdi e a Schiller; che don carlos fosse gay lo appurato dopo immani ricerche su di lui)
2 parte,terrorizzato all'idea di sposare Maria Stuart Carlos decide di crearsi un'amante di facciata e di continuare la sua love-story con Rodrigo di posa. la prescelta è jenny, che so troverà coinvolt ain un gioco + grande di lei.Nel frattempo riesce a sposarsi con juliàn, ma deve continuare il suo ruolo di amante-schermo. La 2 aprte termina con la scoperta della fuga di carlos dopo che don Giovanni in visita in Inghilterra l'ha scoperto con rodrigo.
3 parte, 3 punti di vista, uno è sempre quello di Jenny, gli altri due sono di don Carlos e Maria Stuart. I due si sposano, ma nonostante due figli non sono appagati, don Carlos tradisce Maria con Rodrigo, lei forse gli rende la pariglia con Riccio. nel frattempo in Inghilterra Jenny vive la sua vita matrimoniale, fra intrighi e complotti. Questa parte termina con l'arrivo in Scozia di Enrico di Guisa.
Cosa di nessuna importanza: il papa è il cardinale di Lorena.
4 parte, don Carlos e Maria assumono più spessore, e mentre lui salta la cavallina con Posa, lei lo imita con il bel cugino ( lo so, sono da ricovero :P ), nel frattempo in Inghiletrra ci si prepara x l'arrivo della principessa Margherita di valois, futura regina d'Inghilterra, e Jenny è incinta del suo 1 figlio.


Al momento sono ferma qui, se volete la posto :happy:
 
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marie.
view post Posted on 29/4/2010, 15:31




Ma sei brava *-*
 
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view post Posted on 29/4/2010, 15:34
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grazie, inizio postando la 1 aprte, il prologo:

Mary si svegliò la mattina presto. Scese le scale di fretta, la sua scuola era distante da casa. Fece colazione il più in fretta che poté, un caffè ed un panino. Velocemente inforcò la sua bicicletta rossa e partì. Superò il ponte e si diresse verso Piccadilly. Ma siccome quel giorno la sfortuna sembrava perseguitarla rischiò di cadere tre volte. Giunse in ritardo, la Messa delle nove era già finita. Di corsa si liberò del giacchetto, e iniziò a correre.
La sua scuola, la Saint Mary, era molto precisa su questo punto: alle allieve era richiesta la massima puntualità.
Era così diversa dalla vicina scuola dei protestanti, pensò Mary, mentre con il giacchetto legato in vita, posava la sua bicicletta. In quelle scuole vi era più libertà, ma la disciplina scarseggiava. Passando vide due alunne di quella scuola, impettite come statue. Le superò, ostentando il suo crocefisso d’oro, lei era cattolica, come la maggioranza del Paese, i protestanti erano una minima parte ed erano divisi in varie sette, senza unità. Corse, la sua aula era la più lontana dalla porta.
<<miss de la Fuenta, sempre in ritardo>>, disse sorella Alice, quando la vide aprire la porta della sua classe. <<mi scusi sorella, non succederà più>> si scusò Mary. In silenzio si sedette, con sorella Alice era meglio non discutere. <<ora che Miss de la Fuenta ci onora della sua presenza, Miss Sanders, ci parli del regno del Re Philippe I Tudor, figlio di Maria la Cattolica, che presto verrà beatificata da Sua Santità per lo sforzo con cui lei e suo figlio liberarono l’Inghilterra dall’eresia protestante>>. Catherine Sanders, una ragazza magra con gli occhiali enormi, iniziò a parlare. Le sue parole avevano su Mary lo stesso effetto di una camomilla, tanto è vero che dopo un po’ si addormentò.
 
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marie.
view post Posted on 2/5/2010, 00:40




Accidenti fa impressione sentir parlare di Inghilterra cattolica ^^ Maria beata, ci giurerei..
 
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view post Posted on 2/5/2010, 09:46
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grazie, 1 parte:
Londra, 1555

Mi ricordo ancora quel giorno, quando il figlio della Regina Maria e del Re Filippo d’Asburgo nacque. Io, Jenny Bird, avevo undici anni, e quel giorno lo ricorderò per tutta la mia vita. Quando fu dato l’annuncio, la folla si scatenò, furono aperte botti di vino e nel cielo danzarono fuochi d’artificio. Si ballò e si cantò per tutta la notte, finalmente il destino dell’Inghilterra era sicuro, l’erede al trono era nato. Ed era un maschio.
Tre giorni dopo la Regina Maria, non ancora ripresasi dal parto, attraversò Londra. La Regina era anziana, aveva già trentotto anni, ma aveva compiuto un miracolo. Vidi centinaia di londinesi avvicinarsi alla portantina e guardare quella figura calma e sorridente. Indossava un vestito dei colori della sua famiglia, il bianco ed il verde, i suoi capelli erano color dell’oro e si rivolgeva ai londinesi sorridendo e mandando baci. Scese alla cattedrale per la Messa solenne, sorretta dalle sue dame.
Io, essendo una semplice fantesca rimasi fuori, ad attendere.
Solo due cose vennero a guastare la felicità della Regina: il marito assente e la sorellastra ancora viva.
Il marito, Re Filippo II di Spagna, re consorte di Inghilterra si trovava in quei giorni nelle Fiandre, perennemente in viaggio nei territori del suo immenso regno, eredità del padre Carlo V, l’imperatore.
La sorellastra principessa Elisabetta invece viveva a corte, con gran disappunto della fazione spagnola e cattolica che faceva capo alla regina. Dopo aver complottato per anni per poter ottenere il trono, la malvagia principessa era stata infine scoperta, i suoi complici uccisi e lei imprigionata. Solo durante la gravidanza di sua sorella aveva ottenuto un po’ di libertà. Ma subito dopo la nascita del principe Filippo era stata arrestata, per cautela, secondo il consiglio del cardinale Pole, fedele della Regina, da poco tornato dall’esilio.
 
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damigella90
view post Posted on 5/5/2010, 14:01




complimenti! ^_^
almeno nella fantasia Maria può veder realizzati i suoi sogni: un erede e l'Inghilterra cattolica ^_^
 
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view post Posted on 5/5/2010, 14:40
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grazie, ora la 2 parte:
Londra 1558

Mi svegliarono le cannonate, ventuno cannonate, il secondo parto della Regina Maria era terminato ed era nata una bambina. Nel pomeriggio udimmo le campane suonare a lutto. Sulle prime pensammo che la bambina fosse morta, poi la verità venne a galla. La Regina Maria I era morta di parto. La notizia ci apparse terrificante, il futuro dell’Inghilterra era incerto: chi ci avrebbe governato? Il re Filippo II d’Asburgo o il figlio, il neo re Filippo I d’Asburgo-Tudor? E se avesse governato il secondo, chi avrebbe esercitato la reggenza, essendo questi un bambino di tre anni?
La domanda aleggiò nell’aria per tre giorni, ed infine fu deciso che il re Filippo II non poteva regnare, ma che avrebbe potuto affidare la reggenza ad un uomo inglese, non uno spagnolo. Dopo diversi giorni, la vigilia del funerale della regina si decise che il reggente sarebbe stato il cardinale Reginald Pole. Le sue credenziali erano eccellenti: di sangue reale, era uno dei più stimati cardinali d’Europa, un martire della Fede che aveva sopportato i duri anni dell’esilio pur di non vivere nella sua amata Inghilterra, corrosa dall’eresia dei protestanti.
Il funerale della regina fu un evento spettacolare, studiato con spagnolesca precisione. Apriva il corteo che si dirigeva verso Westminster la bara della regina, portata dai Lords. Seguiva il re consorte, i cui vestiti neri contrastavano con i capelli biondi. Dietro di lui veniva il piccolo Re, serio e dignitoso, troppo per un bambino pensai. Tre passi dietro veniva la balia che portava tra le braccia la principessa Mary, nome dato in onore alla sua regale madre, duchessa di York.
Io, appena tornata da una visita a mia madre mi sedetti sulle ultime panche.
Subito dopo vi fu un banchetto per festeggiare il piccolo re, suo padre ed il reggente.
Servendo ai tavoli non potei non osservare il Re, era un bel bambino, nonostante il vestito nero, con i tipici capelli tudor, biondi e rossi, sembrava un angioletto.
Guardandolo non si poteva non scommettere su quanto il suo regno sarebbe stato lungo e magnifico.
 
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marie.
view post Posted on 14/5/2010, 17:42




Accidenti, Maria morta ;_;
 
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view post Posted on 14/5/2010, 19:33
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almeno qualcosa dovevo pur lasciare...
3 parte, da qui inizia la storia vera e propria:
Londra, estate 1561

Avevo passato maggio a casa di mia zia, nell’Oxordshire, ed ora che era estate mi preparavo a tornare a corte. Avevo ormai diciotto anni, l’età in cui ci si sposa. Stranamente per me non c’erano partiti. Mia madre voleva prima vedere mio fratello sposato, poi sarebbe toccato a me. A questo pensavo, mentre risalivo il Tamigi su una barca, diretta verso Hampton Court.
Appena scesa vidi Bessie, una mia cara amica, impegnata a pulire con energia le scale. <<cosa fai?>> urlai saltando a terra. <<non lo sai? Il re padre, l’Infante don Carlos e la nuova regina di Spagna sono sbarcati. Questa sera ci sarà il banchetto di benvenuto>> Mi detti una manata sulla fronte. Il re Filippo II ogni anno veniva in Inghilterra per vedere i suoi figli e visionare la loro istruzione.
Quest’anno sarebbe giunto accompagnato dalla sua terza moglie, Elisabetta di Valois, e dal figlio, il principe delle Asturie don Carlos. <<ma non dovevano arrivare per Natale?>> chiesi. <<no, è stato scoperto un nuovo complotto della principessa Elisabetta, ed il re padre ha deciso che è ora di farla finita>>. La più grande minaccia all’interno della famiglia reale sarebbe finita: l’intrigante ed indomita Elisabetta, figlia della sgualdrina Anna Bolena, sarebbe stata processata e poi giustiziata; altrimenti il re padre non sarebbe venuto in Inghilterra in anticipo.
Corsi nella stanza della servitù a cambiarmi, ed indossai il mio abito migliore. O meglio migliore per me che ero solo una cameriera. Era blu notte, con un’ampia gonna ed una scollatura appena accennata. Abbinai al vestito il mio cappuccio giallo ed uscì.
La sala scelta per il banchetto era in fermento, tutta la nobiltà inglese sembrava convenuta lì. A distanza, le mani sulle armi vi erano i nobili spagnoli, la cui serietà contrastava con il buonumore dei Lords. Un uomo dominava tutti, il cardinale Reginald Pole, reggente di Inghilterra.
Poi si udì uno squillo di tromba. La famiglia reale stava entrando nel salone.
Il primo fu l’Infante Carlos, figlio di primo letto del re padre. Era un ragazzo alto, ma molto magro, si diceva che pesasse appena 86 libbre. Aveva i capelli scuri ed un volto meno bello di quello del padre. Appariva stanco, ma l’aspetto dei suoi occhi sconcertava tutti, me compresa, erano occhi da pazzo, non da giovane assennato. Squadrò tutti con i suoi occhi, poi si sedette al terzo posto a sinistra di dove si sarebbe seduto il re padre.
Dopo un po’ annunciata da tre squilli di tromba giunse la regina.
Elisabetta di Valois era mora, con un viso sottile. Era giovanissima, all’epoca del matrimonio aveva appena 13 anni, ed ora ne aveva 16. C’era un qualcosa di regale in lei, dato forse dal suo modo di camminare. La regina indossava un abito nero, molto elegante, e al collo aveva una splendida collana, dono del marito. Ci guardò tutti con uno sguardo semplice e infantile, poi si sedette con grazia al suo posto, accanto don Carlos, che non le toglieva gli occhi di dosso.
Poi, con uno squillo prolungato, entrò il re padre Filippo II d’Asburgo. Era alto, moro e con dei bellissimi occhi verdi. Era dignitoso ed austero e vestiva sempre di nero. Si diceva che il Re raramente lasciasse il suo castello monastero dell’Escorial, nei pressi di Madrid, dove risiedeva la Corte spagnola. Indugiò per tre secondi sulla porta, poi con passo deciso andò a sedersi al suo posto. Sovrano di un impero fra i più vasti del mondo si diceva che i suoi viaggi si limitavano alla Spagna, alle Fiandre e all’Inghilterra, niente di più.
Infine l’araldo disse forte: <<sua Maestà il Re Filippo I d’Asburgo-Tudor, re d’Inghilterra, Irlanda, Francia, ecc… . Sua Altezza Reale la principessa Mary d’Asburgo-Tudor, duchessa di York>>
E i due bambini fecero il loro ingresso nel salone.
Il re Filippo era un bambino di soli sei anni, ma aveva il volto di un adulto, molto serio. Aveva i capelli rossi ed oro, tipici della sua famiglia. E bellissimi occhi verdi, molto espressivi. Indossava un vestito bianco e verde, i colori della sua famiglia, e sul suo petto rilucevano i suoi ordini: quello inglese della Giarrettiera e quello spagnolo del Toson d’Oro. Sua sorella Mary era uno splendore. Indossava anche lei i colori dei Tudor, aveva una bambola legata alla cintura e indossava una collana e degli orecchini d’oro. Il suo sguardo era infantile, ma c’era qualcosa che sbalordiva, una specie di vuoto. Avendo perso la madre alla nascita era molto unita a suo fratello, che le voleva sinceramente bene.
I due si sedettero, il re alla sinistra di suo padre e sua sorella alla sua destra.
La cena si svolse in un’atmosfera fredda e distaccata, diversissima da quella della mia famiglia, in cui si chiacchierava e si rideva.
I sovrani mangiavano in silenzio, nel più assoluto silenzio. Ogni tanto il re padre chiedeva al figlio qualcosa in latino, e il figlio rispondeva, prima in latino poi in spagnolo, orgoglioso di parlare quella lingua. Lui e sua sorella invece parlavano tra loro in inglese e con il padre in latino. La principessa avrebbe appreso lo spagnolo a partire dall’anno seguente.
Notai che nessuno di loro si rivolse mai alla regina Elisabetta o al principe delle Asturie, preferivano ignorarli. La regina, una dama di gran classe fece finta di niente, sebbene si vedeva lontano un miglio che era triste per questo sgarbo. Don Carlos invece non simulava. Era letteralmente furioso per lo sgarbo dei suoi fratellastri, li osservava con i suoi occhi da pazzo che mandavano scintille.
In disparte, all’estrema destra, isolata e guardata a vista dalle guardie del re , vi era la principessa Elisabetta. I capelli rossi contrastavano con il semplice vestito bianco che indossava. Nessuno la guardava, nessuno prestava attenzione a lei. Da possibile erede a traditrice da processare il passaggio era stato veloce e repentino per lei.
Fu mentre io e Bessie portavamo in tavola per i sovrani, io della nuova birra e lei del cervo, che udimmo quelle parole. Il re Filippo I si girò verso suo padre e disse: <<seguendo il consiglio del cardinale Pole- pronto inchino del cardinale- questa mattina, prima che arrivaste, abbiamo ordinato l’arresto, il processo ed il rogo di ben 200 eretici protestanti. E presto la principessa Elisabetta, nostra zia, li seguirà, vi attendevamo per il processo. Siete mio padre ed eravate il marito di mia madre e farete parte della commissione>>. Per me fu agghiacciante sentire un bambino di appena sei anni parlare con assoluta disinvoltura di vita e di morte: come se per lui fosse un gioco.
Sua sorella assentì e vidi il re padre guardare entrambi con favore ed entusiasmo: erano questi i figli che voleva. Non tiepidi in religione, non pazzi e riformisti, che per lui erano sinonimi, come Carlos ma ferventi cattolici ed intransigenti, come il bambino e la bambina che in quel momento erano seduti vicino a lui.
Disgustata posai la birra e andai via, non volevo sentire altro.
Corsi nella mia stanza, mi cambiai, mi adagiai sul letto che condividevo con Bessie e attesi di addormentarmi.
Bessie in seguito mi disse che c’era stato un masque, il cui tema era “La vittoria della Vera Fede” in cui la Vera Fede vinceva sulla malvagia Eresia: ciò che la sorprese fu che la cameriera che impersonava l’Eresia fosse stata vestita come la principessa Elisabetta. Un segno in più che la sua vita era segnata.

***
 
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view post Posted on 20/5/2010, 18:16
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2 parte:
La mattina dopo mi sveglia di buonumore, tutto prometteva bene. Il sole illuminava Londra di un pallore quasi cadaverico.
Mentre io, Bessie e l’anziana Margaret Gould pulivamo le scale udimmo qualcuno che passeggiava. Zitte zitte ci mettemmo in ascolto. Erano il re, la principessa Mary e la regina Elisabetta. Passeggiavano felici, quasi come una famiglia.
Non capimmo la domanda della regina, ma il re le disse: <<vos es mi madre la reina, la reina de Espana, mi madre eras reina de la Englatera, de Francia y ecc… no Mary?>> e ripete la frase in inglese. Sua sorella sorrise e rispose affermativamente. Vedemmo la povera Elisabetta sbiancare, poverina, chissà come doveva sentirsi? Il suo figliastro la umiliava e non la stimava per nulla.
La poveretta però mantenne un’aria dignitosa e continuò a camminare.
<<e’ davvero cattivo, vero Jenny?>> mi disse Bessie, ma la vecchia Margaret la contraddisse: <<non è più cattivo di suo nonno, il terribile Enrico VIII, che traviato da quella strega della Bolena ripudiò la nonna del Re per un capriccio>>.
Ammutolii, la vecchia Margaret aveva ragione.
Nel pomeriggio la famiglia reale andò a caccia. La regina indossava un’elegante amazzone verde, che metteva in risalto i suoi bellissimi capelli neri come l’ebano. Il re padre invece indossava un farsetto molto elegante ma nero colore della sobrietà. Don Carlos indossava un farsetto arancione, i calzoni del medesimo colore ed un mantello di pelliccia per ripararsi dal clima inglese, che giudicava troppo freddo. Il re, su un pony era meravigliosamente vestito di verde, un novello Robin Hood in miniatura, così almeno pensai. Sua sorella era invece in celeste, colore che faceva risaltare il biancore della sua pelle.
Come venni a sapere ad un certo punto la famiglia reale si spaventò davvero, quando il diciottenne Carlos, dopo aver ucciso con un colpo perfetto un cervo lo squartò con le sue stesse mani, quasi con voluttà. Il re padre, la regina , il re e la principessa rabbrividirono di terrore e per il viaggio di ritorno evitarono don Carlos.
Nel pomeriggio l’ambasciatore m’incaricò di portare un messaggio al re. Non che fossi importante o che godessi di popolarità, ma fui la prima serva che vide libera e così decise di affidarmi questo compito.
Giunta negli appartamenti reali bussai tre volte ed aprì la porta. Lo spettacolo era molto bello: il re padre rannicchiato a terra mentre il re muoveva dei soldatini, ricreando le battaglie del suo augusto nonno, l’imperatore Carlo V. Il re padre ogni tanto modificava la posizione dei soldatini, per segnalare uno sbaglio. La principessa Mary li osservava seduta a terra, con aria assorta. Seduto su uno sgabello don Carlos fingeva di studiare, in realtà osservava il padre e il fratellastro. La regina Elisabetta invece si era seduta vicino alla finestra e contemplava tutta la stanza con uno sguardo molto materno e complice.
Uscì e ribussai più forte. Una voce mi disse di entrare.
Questa volta erano tutti seduti, impettiti e rigidi, come si conveniva a dei re.
<<maestà- dissi inchinandomi- vi porto un messaggio da parte di lady Mary Grey, affidatomi dall’ambasciatore francese- vidi il re storcere il naso- vi chiede di ritardare o di annullare l’esecuzione di lord Robert Dudley, e si appella alla vostra clemenza>> dissi, guardandomi i piedi, in segno di deferenza. Il re guardò suo padre e poi, con voce ferma disse: <<non posso, lord Robert è un traditore che con i suoi ha messo sul trono lady Jane Grey e poi ha perso Calais, no. Giustizia sarà fatta. Il processo avverrà fra due settimane>>
Mi ritirai, capivo che per la fazione dei Dudley era tutto perduto, il loro membro più potente languiva da un anno nella Torre e vi sarebbe uscito solo per affrontare l’ascia del boia. O il cappio. Ma questo sarebbe stato sbagliato, ai nobili era riservato il ceppo, a noi poveri pezzenti il cappio, un altro privilegio che abbreviava la loro agonia rispetto alla nostra.
Nei giorni seguenti ci adattammo alla famiglia reale e alle abitudini spagnole. Poi iniziò il primo processo, quello di lord Robert.
Robert Dudley aveva conosciuto una fulminea ascesa durante il regno del povero Edoardo VI, quando suo padre era divenuto lord Protettore. La caduta era dovuta solo alla loro ambizione e alla loro avidità. Nell’intento di preservare al trono un sovrano devoto a loro avevano maritato la povera Jane Grey, cugina del Re al loro rampollo Guilford. Alla morte del Re Edoardo Jane era diventata regina, ma solo per nove giorni. Poi la regina Maria aveva combattuto per i suoi diritti ed aveva meritatamente vinto.
Lord Robert, che aveva osato marciare contro di lei con ben 300 uomini era stato incarcerato nella Torre.
Due anni dopo tre teste erano cadute: quella di Dudley padre, quella di Guilford e quella dell’empia protestante usurpatrice Jane. Si diceva che avesse respinto sdegnata la proposta della Regina di convertirsi, mostrando fino in fondo la crudeltà protestante.
Lord Robert era rimasto in prigione fino a 4 anni fa, quando gli era stata affidata la difesa di Calais. Imprevedibile come sempre lord Robert aveva ostentato il rinnovo del favore dei sovrani ed era partito troppo tardi. Calais, ultima roccaforte inglese in terra francese era stata conquistata dal duca di Guisa.
L’aveva salvato solo la morte gloriosa della Regina Maria, ma per fortuna il Re Filippo aveva deciso che il traditore meritava la morte. L’anno passato Lord Robert era stato arrestato e ricondotto alla Torre, questa volta non ne sarebbe uscito. Una cosa, solo una, aveva affrettato il processo e l’esecuzione: il complotto della principessa Elisabetta. La malvagia e licenziosa principessa aveva cercato di ordire un complotto per salvare lord Robert, suo amico di infanzia e suo attuale amante. Per fortuna il complotto era stato sventato e entrambi erano stati arrestati.
 
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marie.
view post Posted on 23/5/2010, 20:15




Scrivi bene, complimenti!
 
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view post Posted on 23/5/2010, 20:20
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grazie :happy:

nuovo capitolo:
Londra, autunno 1561

Fu all’inizio di settembre che iniziò il processo, dopo diversi rinvii. Tutta Londra venne a vedere l’uomo che per nove giorni era stato il cognato della regina e che ora doveva subire un processo e morire.
Entrò in aula con grande dignità, che per molti non era altro che arroganza. Aveva il volto scavato e la barba, ma sovrastava tutti per il portamento.
<<dov’è il Re?>> chiese, solo in mezzo all’aula del tribunale. <<il re è presente>> disse il giudice, indicando un trono su cui erano poste la corona e lo scettro d’Inghilterra. Lord Robert abbassò il capo, capiva che per lui non c’era più nulla da fare.
L’interrogatorio iniziò subito e fu serratissimo; chiesero della carriera, della famiglia. E qui partì la prima accusa: quella di alto tradimento. Lord Robert si difese dicendo che quello che aveva fatto allora non era un tradimento, ma invano. Poi si parlò di Calais, e la difesa di Lord Robert cadde; aveva perso la città o l’aveva venduta ai francesi? Lui negò con decisione, ma i giudici non lo ascoltarono. Aggiornarono il processo all’indomani e diedero ordini che il prigioniero tornasse alla Torre.
Quella sera, all’uscita dalla cappella reale ricevetti un biglietto. Era di mia madre e mi diceva di tornare a casa.
Avvisai Bessie che non sarei stata presente per il banchetto serale. <<fortunata te! Sono da compiangere, mi hanno detto di servire don Carlos. Lo odio, ti guarda con certi occhi, che sembra sul punto di ucciderti per nulla. Dai retta a me Jenny, quel ragazzo è totalmente pazzo>>. In effetti don Carlos era strano: a renderlo strano contribuivano il suo aspetto ripugnante e i suoi occhi. Rassicurai Bessie e mi avviai.
All’epoca mia madre viveva in una casa vicino la cattedrale di Saint-Paul.
Chissà per quale motivo mi chiamava, erano tre settimane che non lasciavo la Corte, doveva essere qualcosa d’importante.
Arrivai in tempo per la cena. Quel giorno a casa erano riuniti mia madre Mary, mio fratello Henry, mia sorella Hanna, divenuta suora domenicana, e il mio fratello minore, di soli otto anni William. Gli sorrisi, era quello con cui mi trovavo più a mio agio, così diverso dalla religiosità bigotta di Hanna e dalla spocchia di Henry.
Ci sedemmo tutti a tavola e mangiammo il pollo che mia madre comprava per le grandi occasioni.
Finito mentre stavamo per alzarci mia madre disse: <<henry caro, ti ho trovato una moglie>> E così Henry si sarebbe sposato, ecco la grande notizia, basta risse, basta sbronze nelle bettole, Henry si sarebbe dovuto dare una calmata. <<e chi sarebbe?>> chiese lui, sfoderando la sua solita aria da bambino viziato. <<si chiama Joan Thierry, viene da Calais, e suo padre è medico della famiglia del rettore dell’Università. Sua madre è la figlia di un mercante. Joan ha un’ottima dote e mi dicono sia una ragazza assennata. Il fidanzamento sarà fra un mese e il matrimonio fra tre. E voglio che voi due siate presenti>> affermò, guardando me e Hanna. Annuimmo, tutti e quattro, la volontà di mia madre era legge in casa da quando nostro padre era morto.
La notte verso le dieci, salutati i miei fratelli e mia sorella mi avviai verso la Corte, ormai da sei anni vivevo lì. Mentre tornavo ripensavo al matrimonio di Henry: sapevo che dopo di lui sarebbe stato il mio turno. Mia madre aveva destinato alla Chiesa Hanna, la maggiore, per risparmiare sulla dote, concedersi un posto in cielo e per non dover mantenere una figlia. All’età di sedici anni, Hanna avevo preso il velo. Mentre Henry era stato avviato ad una carriera di avvocato, in modo da poter garantire un’ascesa sociale alla nostra famiglia.
Io invece all’iniziò sarei dovuta andare a servizio, poi mia madre aveva sentito che la migliore scuola per ragazze era la corte, e che quando qualcuna, da una gran dama ad una serva, si sposava il sovrano doveva pagarle una dote. Così mossa dall’avidità mi aveva mandato alla corte della cattolica regina Maria.
Mentre entravo a Hampton Court mi parve di vedere due figure che parlottavano. Indossavano dei cappucci neri e si muovevano velocemente. Provai la tentazione di restare, ma sentì il coprifuoco, dovevo tornare.
Nel letto che dividevo con Bessie mi addormentai, domani sarebbe stata una giornata interessante.
E lo fu. La commissione non era più composta soltanto dai giudici: il re padre aveva portato con sé l’Inquisizione!
Lord Robert non sapeva nulla dei loro metodi subdoli, per questo in nemmeno tre ore si riconobbe traditore, peccatore ed intrigante. Quello che i tribunali inglesi cercavano di ottenere da tre anni il tribunale dal Santo uffizio l’aveva ottenuto in appena tre ore!
Aggiornarono la seduta all’indomani, anche se restava solo da leggere la sentenza.
Nel pomeriggio io e Bessie pulimmo il pavimento, aiutate dalla vecchia Madge, che ci assordava raccontandoci di quando era giovane, e di come avesse servito otto regine, mentre voi piccole care, ci chiamava così, ne avete servita solo una e lei era una santa. Dopo mezz’ora ci alternavamo per andare a riempire d’acqua il secchio, tutto pur di non sentirla cianciare.
Fu allora che lo vidi: alto, moro, con i capelli lunghi, vestito alla spagnola, bellissimo. Era con un suo amico. Questi era l’esatto contrario, biondo, occhi chiari, più basso. Il moro si rivolse a me: <<desculpe, sapete dirci se il re Filippo es aquì?>> <<il vostro Re o il nostro?>> chiesi, era una domanda legittima. <<el nuesto rey>> mi rispose lui. <<il re padre è nel salone delle udienze>> risposi. <<gracias. Ah, me llamo Juliàn de la Fuenta>> disse , allontanandosi con il suo amico.
Juliàn , pensai, com’era bello; di sicuro faceva parte del seguito del re padre, si, forse lo stava cercando per un motivo. Quale fosse non l’avrei saputo quel giorno perché avvertì l’acqua sul mio abito, l’acqua era traboccata dal secchio e stava bagnando il pavimento.
Tornai lievemente in ritardo, facendo irritare Bessie che non sopportava più la vecchia Madge. Le avrei parlato di Juliàn più tardi mi ripromisi.
Le parlai da sola solo la notte, nel letto dove ci scambiavamo le confidenze. Fu felice di sapere questo e mi chiese informazioni sull’amico di Juliàn, che la incuriosiva. Glielo descrissi meglio che potevo, poi mi addormentai.
Ero di nuovo in tribunale la mattina seguente, per ascoltare la condanna.
Fu terribile: fu privato di tutti i suoi beni, e venne condannato a morte. L’Inquisizione gli garantì salva la vita se si fosse convertito al Cattolicesimo. Lui obbedì, ma allora fu il turno del tribunale del Re. Il giudice lesse a sua volta la sentenza: morte. Sarebbe morto il giorno seguente, nel parco della Torre, decapitato con l’ascia. Anche se per il giudice meritava il cappio, come un plebeo qualsiasi.
Nel pomeriggio andammo tutte tre, io Bessie e la vecchia Madge al mercato. Nonostante i suoi cinquantasei anni Madge adorava il mercato perché lì poteva esercitare la sua attività preferita: contrattare sul prezzo.
Mentre lei contrattava il prezzo del pesce e io compravo della verdura avvertì Bessie che mi stava dando dei colpetti sulla spalla. <<cosa c’è?>> <<guarda là>> si limitò a dire. Spalancai gli occhi: Madge aveva interrotto la contrattazione! Stava parlando con un vecchio saraceno, i suoi capelli bianchi contrastavano con la sua pelle scura come la notte. Ci avvicinammo per origliare. <<davvero Rashid ab Obab? Non ci posso credere! Finalmente, dopo tanti anni>> Qualunque cosa fosse doveva essere lieta, erano troppo felici. <<finalmente potrò, si, dopo trentacinque anni sono vedovo e noi siamo liberi di amarci>> Amore, Madge era innamorata di un moro! <<si, ma il matrimonio no, non sono pronta per rinnegare la mia fede per amore>>. <<nemmeno io, ma finalmente non ci sarà più Aicha che ci sorveglia. Ora devo andare. I miei figli mi aspettano>> <<vai, ti aspetterò>> fu il saluto di Madge. Rustaf si chinò e la baciò. E così anche la vecchia Madge aveva un cuore, riflettevo mentre tornavamo verso Hampton Court.
La sera ci fu un banchetto solenne, preceduto da un Te Deum, questo solo perché un uomo sarebbe morto. Mentre portavo in tavola una quaglia mi resi conto che don Carlos fissava con insistenza un uomo, il marchese di Posa. Il marchese non mi piaceva, ma non potevo negare che non fosse brutto.
Cercai con lo sguardo Juliàn, ebbi fortuna, lo trovai seduto ad un tavolo, insieme ad altri spagnoli, stava parlando con gli altri nello loro strana e melodiosa lingua.
La mattina andammo tutte alla Torre per poter assistere all’esecuzione di lord Robert Dudley.
Avanzò con grazia e dignità, come se fosse un re.
Solo quando mise la testa sul ceppo tremò , ma fu questione di un secondo.
Il boia alzò l’ascia e … . Non riuscì a distogliere lo sguardo, come fece Bessie, volevo vedere. Sapevo che sarebbe stato orribile, che il rumore di quell’ascia che calava mi avrebbe ossessionata nei miei sogni, ma volevo vedere. Fu breve, bastò un solo colpo. Il boia mostrò in alto la testa, mentre delle vecchie streghe si avvicinavano con i fazzoletti per raccogliere il sangue che colava.
Tornammo verso le dieci, dopo che c’eravamo fermate per permettere a Bessie di rimettere in santa pace, la testa di lord Robert l’aveva sconvolta. Costeggiammo il fiume fino a Westminster, dove in quel momento risiedeva la corte.
Mentre entravamo vedemmo don Carlos. Era tornato da una cavalcata, insieme al suo amico, il marchese di Posa. C’era qualcosa nei loro atteggiamenti, non so, di ambiguo. Era ambiguo il loro modo di sorridersi, così colmo di intimità, era ambiguo il modo in cui camminavano, troppo vicini. Saremmo rimasti ad osservarli per ore se il giardiniere, George, non ci avesse chiamato, la vecchia Madge ci cercava.
Corremmo verso di lei.
<<bessie, porta questo a lady Mary Grey, che li ha richiesti>> disse porgendole un cesto dentro il quale vi erano dei nastri colorati. <<jenny, porta questo libro a Sua Maestà>> disse porgendomi un libro.
Ci avviammo. Ero circa a metà percorso quando sentì due voci ansimare. Curiosai, pensando a una dama e un paggio. Grande fu la mia sorpresa nel vedere don Carlos ed il marchese di Posa. I due erano stretti in un abbraccio travolgente e si baciavano con ardore. Sarebbe potuto esplodere Westminster e non se ne sarebbero accorti. Il marchese infilò la sua mano nei calzoni di don Carlos, che iniziò a gemere ed ansimare come una volgare sgualdrina. Distolsi lo sguardo, l’avrei raccontato a Bessie dopo.
Li superai ed entrai in una stanza. Sua maestà il re Filippo I era seduto su una sedia ed ascoltava, mentre sua sorella ripeteva alcune parole in francese. Guardai il loro insegnante e trasalì: era Juliàn.
<<mi scusi se interrompo la lezione, ma devo consegnare questo a Sua Maestà>> dissi inchinandomi, in risposta al suo sguardo indagatore.
<<tranquilla, non abbiamo ancora iniziato, aspettiamo Sua Altezza Reale il principe delle Asturie, don Carlos>> mi rispose Juliàn, sorridendomi. Mentre consegnavo il libro al Re la porta si aprì di colpo e don Carlos apparve.
Sorrise ai fratellastri e si sedette al suo posto. Me ne andai, non prima di aver sorriso e Juliàn e di averlo visto sorridermi.
Quella notte, verso le dieci parlai a Bessie. <<sai cosa ho visto?>> <<cosa?>> mi chiese curiosa. <<ho visto don Carlos e il marchese di Posa che si baciavano>>. <<mio Dio! Sai che è peccato?>> <<lo so, ma c’era qualcosa che in quel momento me l’ha fatto dimenticare, non so, erano così coinvolti, sembravano due innamorati, sembravano felici, si, felici>> replicai, tentando una difesa dei due. <<non importa, è un peccato orribile, ti rendi conto? E li difendi pure!>> sbottò Bessie, girandosi dall’altra parte ed addormentarsi.
Quella notte feci un sogno: era la stessa scena che avevo visto in mattinata, solo che al posto di don Carlos c’ero io e al posto del marchese c’era Juliàn , poi come se fosse un masque i ruoli cambiavano e con gli occhi di don Carlos osservavo la mano del marchese di Posa scendere oltre il mio ventre. Non era il mio corpo, ma quello dell’Infante, e lo pregavo con la sua voce di continuare, di non fermarsi mai.
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view post Posted on 4/6/2010, 18:35
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2 parte:
Quel giorno, dopo un mese dal processo di lord Robert fu la volta della principessa Elisabetta a subire un processo. Il re padre e la famiglia reale aspettavano con ansia di sapere di quali crimini si fosse macchiata la principessa. Rimasero delusi. Non era lord Robert, che aveva confessato dopo tre giorni, lei era più forte. All’accusa di appartenere ad una religione diversa da quella dello stato, in altre parole la cattolica, replicò che la sua religione era la stessa della maggioranza degli inglesi. Ma quando le chiesero di recitare il Credo, che tutti noi conosciamo in latino, lei lo recitò in inglese, procurandosi un’accusa di eresia ed una di blasfemia. I giudici la definirono una donna perversa, che non aveva cuore, che una persona che dice quelle cosa meritava il rogo, che se fosse stato per loro lei sarebbe finita bruciata come eretica entro il tramonto. Ma siccome erano dei giudici si rimettevano alla decisione del Re. Il Re applaudì, la risposta dei sei giudici doveva essergli piaciuta. La principessa Mary sorrise, un sorriso che a me sembrò cattivo. Il re padre non modificò il suo aspetto, era sempre austero e severo. L’aspetto di don Carlos invece era singolare: sembrava trattenersi a stento dal correre verso la principessa ed ucciderla con le sue stesse mani. Lo osservai appoggiarsi con forza alla sua sedia, nel tentativo di non muoversi. La sua faccia era un ghigno orribile, e il suo corpo, teso per lo spasmo appariva ancora più magro del solito. Vidi la sua espressione addolcirsi soltanto quando fisso il volto della matrigna, che teneva lo sguardo fisso di fronte a se, vedendo tutto, ma al contempo non vedendo alcunché.
Il pomeriggio il re e tutta la sua famiglia passeggiarono nei giardini, tutti silenziosi e calmi. Solo dallo sguardo si poteva intuire che don Carlos avrebbe preferito essere da un’altra parte. Ma vi era altro, gelosia nei confronti del fratellastro che era re dall’età di tre anni?
Mentre li osservavo pensavo a questo, era sicuramente la gelosia, mi ripetevo. Chiunque sarebbe stato geloso, qualunque fratello maggiore avrebbe invidiato un fratello minore che otteneva quello che lui voleva e desiderava prima di lui.
Poi don Carlos mi guardò. D’istinto abbassai lo sguardo, ma quando rialzai gli occhi lui continuava a guardarmi, con occhi rapaci e da pazzo che mi sconvolsero.
Mentre pulivo le finestre mi sentì chiamare, era il marchese di Posa. Non che conoscesse il mio nome, aveva semplicemente detto “Ehi tu”, ed io ero l’unica persona presente. Mi fece segno di seguirlo, ed io obbedii. Mi portò fino alle stanza di don Carlos. Aprì la porta senza bussare, indice di grande intimità, come pensavo. Don Carlos ci attendeva seduto su un’elegante sedia, avvolto in una pelliccia. Il suo aspetto mi parve grottesco e demoniaco, ma nonostante ciò mi inchinai, lui era un principe ed io una semplice serva. Parlarono a lungo, osservandomi, come se fossi l’oggetto della conversazione ma che non dovessi o potessi esprimere una mia opinione.
Poi mi congedarono, in tempo per la Messa serale.
Nella cappella reale vidi Juliàn, che pregava con fervore. Sorrisi nel vederlo, e dopo qualche secondo Bessie mi diede una gomitata: mi stava guardando! Me, una semplice cameriera e non una damigella, me!
Passai il resto della serata in preda ad un delirio, non pensavo di poter essere così felice. La notte sognai Juliàn, ma anche don Carlos e il marchese Rodrigo di Posa.

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view post Posted on 16/7/2010, 12:20
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3 parte, con grande ritardo:
Il giorno dopo fu l’inizio del processo per tradimento, non più quello per eresia, della principessa Elisabetta. Venne accusata di tutto, dalla ribellione di sei anni prima fino alla decisione di voler uccidere la Regina. <<come potete pensare che avessi voluto uccidere mia sorella?>> gridò lei, in un parossismo di terrore. <<perché non è vostra sorella, nella migliore delle ipotesi voi siete figlia della Bolena e del suonatore di liuto Mark Smeaton, nella peggiore siete il frutto dell’incesto di Anna Bolena e di suo fratello, George Bolena. Pertanto da oggi voi non siete più principessa ma tornata ad essere lady Elisabetta, scegliete il cognome, o Smeaton o Bolena>> proclamò il giudice, con sarcasmo.
Agghiacciai, Anna Bolena si era resa colpevole di un crimine orrendo, la sua figlia- nipote ne avrebbe pagate le conseguenze.
<<my lord, questa falsità è incredibile, io sono la figlia di Enrico VIII e la sorella di Maria I, lo giurò>> gridò la poverina. <<mentite, voi non siete ne figlia di un re, né sorella di un re e di una regina, la stessa regina Maria I lo ha giurato sul letto di morte. Ha giurato che non eravate sua sorella ne figlia di suo padre, ma che vostro padre era il suonatore di liuto Mark Smeaton. E chi siete voi per contraddire una regina che è morta in odore di santità?>> sbraitò il giudice furibondo.
Lady Elisabetta abbassò il capo rassegnata.
<<pertanto questo tribunale, il tribunale del Re badate bene, vi condanna a morte. Sarebbe stato desiderio di questa corte vedervi morire bruciata come un’eretica o ballare da una forca, ma siccome siete una nobile avrete il ceppo. E indovinate dove morire? Proprio lì dove quella strega di vostra madre e quella sgualdrina di vostra zia Caterina Howard sono morte. Viva il Re!>> concluse il giudice, subito imitato da tutti noi, che gridammo insieme: << Viva il RE!>>.
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view post Posted on 25/7/2010, 08:45
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4 parte:
Il giorno dopo quasi tutta Londra si riversò nella Torre per assistere alla morte di lady Elisabetta. Io era fra loro, con me vi erano Bessie e la vecchia Madge. Fui sorpresa di vedere la famiglia reale al gran completo lì.
Non solo il re, vestito con una giubba gialla, colore della felicità, la principessa Mary, vestita di viola, il re padre, sempre vestito di nero, la regina Elisabetta, solo una mano sul ventre testimoniava la sua gravidanza, vestita di nero e di rosso, don Carlos, quel giorno in pelliccia e vicino al marchese di Posa che gli teneva la mano; ma anche i Grey, i Lennox e gli Stuart. Tutti erano convenuti alla Torre per vederla morire. Attraversò il giardino con grande dignità, anche se si vedeva lontano un miglio che tremava dalla paura.
Vedendo lo stesso luogo dove sua madre era morta ebbe un fremito di paura.
Fu aiutata ad avanzare dalle sue dame, che erano bianche di terrore quasi più della loro padrona.
Salì sul patibolo, ma non pronunciò alcun discorso, si limito a mettere la sua testa sul ceppo.
Sentì dei lamenti, stava piangendo. Che donna sciocca pensai, molte donne migliori di lei, compresa quella sgualdrina di sua madre, erano salite al patibolo con volto sereno ed erano state un esempio di umiltà e di dedizione. Lei no.
Quello che accadde fu molto doloroso. Il boia era nuovo ed inesperto. Così occorsero tre colpi d’ascia per tagliarle la testa. La prima volta lei lanciò un urlo disumano, che ci terrorizzò fin nelle viscere. Solo al terzo colpo vedemmo la testa dai capelli rossi di lady Elisabetta staccarsi dal suo corpo.
Disgustata mi allontanai discretamente e mi appoggiai ad un muro della Torre per poter vomitare in pace.
 
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43 replies since 25/4/2010, 18:05   906 views
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