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| Oggi ho sentito il bisogno di scrivere una poesia
Sonetto silenzioso Gocce di pioggia e raffiche i corvini capelli mi arricciano, laggiù, dall'ombra del lungo viale, arriva una carrozza. Mi accoglie e mi turba; il suo silenzio mi porta lontano, ove requie non vi è, per la mia anima in pena, che mesta singhiozza.
Il viaggio termina allo scalo del porto, feccia d'uomo, e già, salita un'altra vettura, mi avvio alla recita cortese: sorrido e mi diverto, mi entra nelle vene un filtro di voluttà; distrae il mio pensiero una musica stonata, aumenta le difese.
L'orologio rintocca l'ora decima, verso l'ambita amenità mi reco. Attendo sotto l'acqua che lieve scroscia nella sua candida purezza. Una visione e un canto di corone lucenti mi uccide con sguardo cieco: amata creatura, perché non offri un caro braccio, con estrema dolcezza?
Dio del Cielo, annienta e poni fine all'angoscia di un fanciullo infelice, costui soffre e si strugge in eterno, bruciato dalla sua cicatrice.
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